La pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto molto forte sulle abitudini e sugli stili di vita di ognuno di noi, e ha modificato – in alcuni casi in maniera radicale – il modo in cui organizziamo la nostra quotidianità. Tra questi cambiamenti, non si può non citare la sempre più ampia diffusione del lavoro agile, che permette ai dipendenti di svolgere le loro mansioni senza recarsi fisicamente in ufficio. Nei primi mesi della pandemia lo smart working è stato una vera e propria necessità, ma al termine della fase di emergenza molte aziende hanno deciso di optare per forme di lavoro ibrido, consigliando ai loro dipendenti di continuare a lavorare da casa, quando possibile.
È interessante notare che questa tendenza ha coinvolto, pur con tutte le differenze del caso, aziende di ogni tipo, dimensione e collocazione geografica: dai grandi colossi mondiali dell’informatica fino ad aziende che impiegano poche decine di persone, sono in molti a credere che il modello del lavoro completamente in presenza, in cui ogni dipendente si reca in ufficio ogni giorno alla stessa ora e si siede alla “sua” scrivania, sia stato messo radicalmente in discussione, e che le cose difficilmente torneranno come prima. Se questo è vero, è senz’altro necessario che le aziende individuino e applichino soluzioni in grado di permettere ai dipendenti di lavorare anche da casa in modo efficiente, sicuro, rispettoso della loro salute fisica e mentale.
La scelta del lavoro agile o di soluzioni organizzative ibride garantisce alcuni innegabili vantaggi: varie inchieste condotte in Italia o su scala globale hanno dimostrato, ad esempio, che molti lavoratori ritengono che lo smart working permetta di organizzare meglio la giornata, di avere più tempo libero e di essere più produttivi. Non stupisce, quindi, che la grande maggioranza dei lavoratori italiani che ha affrontato lo smart working nel corso del 2021 abbia dichiarato di essere favorevole a continuare, anche in futuro, a lavorare da casa o a concordare forme di lavoro ibrido.
Accanto a questi vantaggi ci sono però anche alcune criticità, legate soprattutto al fatto che – grazie al lavoro agile – la separazione tra lavoro e vita domestica risulta meno netta. Un problema molto comune, ad esempio, è quello della difficile gestione degli spazi casalinghi, trasformati di colpo nel luogo in cui si svolge la giornata lavorativa degli abitanti della casa. Nel caso in cui le abitazioni siano piccole, ci sia più di una persona occupata nello smart working e non sia possibile garantire a ogni lavoratore uno spazio separato e silenzioso, lavorare da casa può risultare estremamente complesso. Inutile dire che queste difficoltà aumentano se in casa sono presenti bambini o animali, che in questi mesi sono diventati spesso protagonisti, loro malgrado, di call e riunioni di lavoro.
Se nelle prime fasi dell’emergenza questi aspetti sono stati talvolta sottovalutati, oggi sono molte le aziende che stanno diffondendo linee guida interne per indicare ai dipendenti quali sono le norme di comportamento, abbigliamento e contesto a cui è necessario attenersi anche quando si lavora da casa. Questo passaggio segna un significativo cambio di passo: le scrivanie degli uffici sono state sostituite da “postazioni di lavoro” che possono essere collocate ovunque – in case, appartamenti condivisi, spazi di co-working – e la corretta organizzazione di queste postazioni è essenziale per tutelare l’immagine delle aziende e la salute e il benessere, anche psicologico, dei lavoratori.
Con il protrarsi dello smart working, diventa quindi essenziale fornire ai lavoratori gli strumenti necessari per svolgere al meglio la loro attività anche da casa. Tra questi strumenti possiamo citare:
Fornire attrezzatura di questo tipo ai propri dipendenti è conveniente per una lunga serie di ragioni, legate sia alla tutela della salute dei lavoratori che al rischio di conseguenze gravi, anche sul piano amministrativo e penale, per i datori di lavoro inadempienti, dal momento che la legge stabilisce che il lavoratore deve sempre essere messo in condizione di svolgere la sua attività senza correre rischi.
Le aziende possono scegliere di riconoscere ai dipendenti un bonus da utilizzare per l’acquisto di oggetti o strumentazione varia, oppure occuparsi in prima persona di fornire ai lavoratori ciò di cui hanno bisogno, avendo cura di informarsi prima sulle loro reali ed effettive necessità. Nel primo caso la procedura risulta più snella, ma gli strumenti così acquistati risulteranno di proprietà esclusiva del lavoratore, con tutti i conseguenti rischi in termini di tutela della privacy e corretta conservazione dei dati aziendali. Nel secondo caso, invece, i prodotti forniti al lavoratore rimarranno di proprietà dell’azienda: in questo modo sarà più semplice gestirli anche da remoto o, laddove possibile, optare per convenienti formule di noleggio.
Qualsiasi sia la scelta della tua azienda, è molto importante che i lavoratori siano messi in condizione di lavorare in sicurezza, tanto in presenza quanto in smart working: per renderlo possibile, Proced propone una lunga serie di prodotti, servizi e soluzioni. Visita il nostro sito e contattaci per saperne di più!