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Covid-19 e sicurezza sul lavoro: ecco come scegliere le mascherine per i tuoi dipendenti

Scritto da Proced | 3-mar-2021 15.49.26

Covid-19 e sicurezza sul lavoro: ecco come scegliere le mascherine per i tuoi dipendenti

Fornire ai propri dipendenti dispositivi di protezione in grado di ridurre al minimo il rischio di contrarre il virus Covid-19 è un obbligo dei datori di lavoro, sancito dalla legge e dai protocolli per il contrasto all’epidemia di Coronavirus.

La legge, infatti, stabilisce chiaramente che il datore di lavoro assume una posizione di garanzia nei confronti della salute e della sicurezza dei suoi dipendenti: tale principio fondamentale è contenuto sia nel Testo Unico per la Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (D.Lgs 81/08) che nel Codice Civile italiano, che all’articolo 2087 recita: “L’imprenditore è tenuto ad adottare, nell’esercizio dell’impresa, le misure che secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”. 

Nell’attuale situazione di pandemia globale, quindi, il datore di lavoro ha l’obbligo di fare tutto quanto è nelle sue possibilità per ridurre al minimo il rischio che i suoi dipendenti contraggano il Covid-19 sul posto di lavoro. In caso di inadempienza, le conseguenze possono essere anche molto gravi: se uno dei suoi dipendenti dovesse contagiarsi e riportare gravi conseguenze, il datore di lavoro potrebbe essere sanzionato anche sul piano penale.

Il tipo di dispositivi di protezione che il datore di lavoro deve fornire cambia a seconda della mansione svolta dal dipendente e del livello di rischio a cui è esposto. Chi lavora in un ospedale deve, per forza di cose, essere maggiormente protetto rispetto a un impiegato che lavora in un ufficio, magari da solo. Anche nel caso in cui il livello di rischio sia minimo, però, il datore di lavoro ha l’obbligo di fornire ai dipendenti e a tutti coloro che per qualsiasi ragione accedono ai locali aziendali (visitatori, consulenti, fornitori…) un numero adeguato di mascherine “la cui tipologia corrisponda alle indicazioni dell’autorità sanitaria” (Paragrafo 6 del “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”). 

Ma quali sono queste indicazioni? E come scegliere il prodotto migliore, tra le tante alternative disponibili sul mercato? Vediamolo insieme.

 

Orientarsi tra le tipologie di mascherine presenti sul mercato: cosa dice la normativa

Attualmente, sul mercato, sono disponibili diversi tipi di mascherine, dalle prestazioni e dalle caratteristiche differenti: 

  • Mascherina “di comunità”: questi prodotti, generalmente realizzati in tessuto a doppio o triplo strato, sono confezionati in modo artigianale e sono sprovvisti di marchio CE. È bene ricordare che, come affermato dall’Istituto Superiore di Sanità in questa infografica, le mascherine di comunità – autoprodotte in casa o anche acquistate – non sono dispositivi medici né dispositivi di protezione individuale, e quindi non possono essere utilizzate sul posto di lavoro.
  • Mascherina chirurgica con marchio CE: questo tipo di mascherina rispetta le caratteristiche previste dalla norma UNI EN ISO 14683-2019 ed è consigliato dalle autorità per svolgere tutte le attività quotidiane, quindi anche per andare al lavoro. È un prodotto usa e getta, che deve essere sostituito quotidianamente (o anche più spesso, se si teme che per qualsiasi ragione sia stato contaminato) e maneggiato solo con le mani opportunamente pulite con sapone o gel igienizzante. Il suo principale punto di forza è il basso costo unitario, unito a una elevata capacità filtrante verso l’esterno (che arriva al 95% se la mascherina è utilizzata correttamente e sostituita nei tempi previsti). Per essere certi che il dispositivo rispetti le caratteristiche previste e sia quindi davvero efficace, è possibile consultare il database del Ministero della Salute, in cui sono inseriti tutti i prodotti che hanno ricevuto la certificazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità
  • Mascherina lavabile con marchio CE: questi prodotti, lavabili in lavatrice a 60° con comune detersivo per un numero limitato di volte, sono certificati come Dispositivi Medici di Classe I e sono quindi equiparati, nella pratica, alle mascherine chirurgiche. 
  • Mascherine FFP2 e FFP3: a differenza di tutti i modelli fin qui presentati, queste mascherine sono in grado di filtrare l’aria inspirata dalla persona che le indossa, e sono quindi lo strumento di protezione più sicuro presente sul mercato. Il loro numero progressivo indica una capacità di filtraggio sempre maggiore, mentre la sigla FFP (Filtering Facepiece Particles, ovvero “filtranti facciali contro le particelle”) indica che la mascherina rispetta la normativa UNI EN 149-2001. Le mascherine FFP2 e FFP3 garantiscono un elevato livello di protezione in ingresso (e infatti vengono utilizzate, nella loro versione priva di valvola, anche dal personale sanitario) e in vari paesi europei è stato recentemente introdotto l’obbligo di utilizzarle in tutti gli ambienti chiusi, come i mezzi di trasporto, i negozi o i posti di lavoro. Questa norma è in vigore, al momento, in Austria e in Germania, ma altri paesi stanno valutando l’opportunità di adottare misure simili, e non possiamo escludere che anche l’Italia si muoverà, in futuro, in questa direzione.


Per rispettare la normativa, il datore di lavoro è tenuto a fornire a tutti coloro che accedono ai locali aziendali mascherine dotate di marchio CE.  Oltre alla tipologia e alla qualità delle mascherine prescelte, è importante che il datore di lavoro si procuri una quantità adeguata di dispositivi: secondo la normativa, infatti, ogni dipendente deve ricevere una nuova mascherina all’inizio di ogni turno di lavoro.


Attenzione alle mascherine fashion!

Come abbiamo visto, il datore di lavoro è tenuto a fornire ai suoi dipendenti una quantità idonea di mascherine con caratteristiche conformi alla normativa, pena gravi conseguenze sul piano penale e della sicurezza sul lavoro (ricordiamo, a questo proposito, che se l’Ispettorato Territoriale del Lavoro riscontra il mancato rispetto delle normative anti-Covid, può imporre la chiusura immediata dell’azienda).

Negli ultimi mesi, però, abbiamo assistito a un fenomeno particolare: molte persone hanno cominciato a sostituire le mascherine chirurgiche con mascherine lavabili dal design e dai colori più accattivanti, spesso acquistate senza badare alla presenza della marcatura CE e utilizzate con una certa leggerezza non solo per strada o all’aperto, ma anche in situazioni in cui si entra in contatto con altre persone. 

È comprensibile il desiderio di indossare mascherine esteticamente più gradevoli rispetto alle normali chirurgiche, ma è importante sottolineare che sul posto di lavoro l’utilizzo di questi dispositivi dev’essere assolutamente evitato. I prodotti sprovvisti di marchio CE infatti non rispettano le normative e non possono essere considerati dispositivi di protezione, mentre quelli dotati di marchio possono essere utilizzati solo a patto che il dipendente fornisca al datore di lavoro gli estremi che permettano di verificare se il prodotto ha ottenuto la certificazione.

L’utilizzo di prodotti lavabili, anche se dotati di marchio CE, rimane comunque problematico, perché il datore di lavoro può eventualmente controllare che il prodotto sia certificato, ma non ha modo di verificare in che modo e con che frequenza il dipendente provveda alle operazioni di lavaggio, né di accertarsi che il prodotto non venga lavato un numero eccessivo di volte.

Per garantire la sicurezza di tutti è quindi opportuno che i dipendenti utilizzino mascherine chirurgiche o FFP2 fornite dal datore di lavoro.

Il datore di lavoro, per non doversi assumersi lo sgradevole compito di riprendere e sanzionare dipendenti e visitatori che dovessero presentarsi in azienda con mascherine non idonee, può informare coloro che accedono ai locali aziendali delle regole in vigore anche mediante cartelli o consegna di materiale scritto, invitando tutti a prendere e utilizzare i dispositivi di protezione messi a disposizione dall’azienda. Ricordiamo, a questo proposito, che il datore di lavoro ha l’obbligo di informare i suoi dipendenti in merito agli eventuali rischi per la salute a cui possono essere esposti e ha la responsabilità del rispetto delle norme aziendali da parte dei suoi sottoposti. Per queste ragioni, ha l’autorità per imporre l’utilizzo di determinati dispositivi e per vietare l’uso di mascherine che non rispettano gli standard di sicurezza previsti.


Doppia mascherina: serve davvero?

Un’altra curiosa abitudine che si sta diffondendo in questo periodo è quella di utilizzare due mascherine, indossate l’una sull’altra. Lo scopo di questa prassi sembra essere quello di “amplificare” la capacità filtrante dei prodotti o – molto peggio – quello di evitare di lavare o sostituire frequentemente la mascherina singola (a questo proposito, è classico l’esempio della mascherina chirurgica usa e getta indossata sopra una mascherina lavabile, che in questo modo viene utilizzata più a lungo).

Il Ministero della Salute ha ufficialmente dichiarato che l’uso di più mascherine indossate l’una sull’altra non è in alcun modo una pratica consigliata. Non c’è evidenza di alcun beneficio derivante dall’utilizzo di mascherine sovrapposte, e anzi questa abitudine è dannosa, dal momento che porta a sprecare risorse preziose. Aggiungiamo che questa pratica può anche avere l’indesiderato effetto di generare nelle persone un falso senso di sicurezza, che può indurle a essere meno attente al rispetto di norme che, invece, hanno un’effettiva utilità nel limitare il contagio, come la pulizia frequente delle mani e il rispetto della distanza interpersonale di un metro. 

Per queste ragioni l’utilizzo di mascherine sovrapposte va scoraggiato, anche sul posto di lavoro. Se un dipendente, per ragioni di fragilità personale o di legittima preoccupazione, dovesse sentirsi insicuro rispetto al livello di protezione garantito dalla mascherina chirurgica singola, è più opportuno indirizzarlo verso l’utilizzo di una mascherina FFP2 o FFP3 (senza valvola!) che accettare la pratica della doppia mascherina, sicuramente inutile e probabilmente anche dannosa.

 

Mascherine e tassazione: tutte le novità in merito alla detrazione/esenzione IVA

Data la loro fondamentale importanza nel ridurre il rischio di contagio da Covid-19, per diversi mesi nel nostro Paese le mascherine sono state vendute senza applicazione dell’IVA. Tale esenzione – che, lo ricordiamo, era valida solo per le mascherine chirurgiche e le FFP2 e FFP3, non per altre tipologie di mascherina non conformi alle norme tecniche UNI EN 14683:2019 o UNI EN 149:2009 – è cessata il 31 dicembre 2020, e oggi l’IVA viene nuovamente applicata, anche se nella percentuale agevolata del 5%. Sarebbe auspicabile il ritorno a un regime di totale esenzione, considerato il fatto che l’acquisto delle mascherine è un obbligo inderogabile per le aziende, ma a oggi non disponiamo di notizie certe in tal senso. 

Quel che è certo è che, nonostante il nuovo regime di tassazione con IVA al 5%, il costo delle mascherine è calato in modo notevole negli ultimi mesi, arrivando a un valore unitario che le rende assolutamente competitive rispetto alle mascherine lavabili, che pure sono riutilizzabili.

Per tutte queste ragioni, la scelta di mascherine FFP2 o chirurgiche usa e getta è senz’altro la migliore alternativa a disposizione dei datori di lavoro, dal momento che solo dispositivi di questo tipo garantiscono la sicurezza dei dipendenti, tutelando l’azienda dal punto di vista legale e permettendo un investimento economico per quanto possibile limitato.

 

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